venerdì 25 aprile 2014

La psicologia spiega come e perchè agisce lo stupratore

Una ricerca ISTAT pubblicata alla fine del 2004 attesta che ogni giorno in Italia sette donne in media subiscono una violenza sessuale. I dati si riferiscono ovviamente ai casi che vengono denunciati alle autorità; alcuni studi stabiliscono che questi rappresentano soltanto l’8% degli episodi effettivi di violenza sessuale. Il restante 92% delle vittime, dunque, decide per motivi diversi (vergogna o “copertura” del molestatore, soprattutto se all’interno del contesto familiare) di non denunciare la violenza subita alla polizia o ai carabinieri. Nel corso dell’estate 2005, una serie di episodi conosciuti che si sono susseguiti in pochi giorni hanno dato l’impressione che il fenomeno degli stupri sia in crescita. Tale impressione potrebbe avere origine solo da una maggiore attenzione che i media stanno riservando al fenomeno, ma potrebbe anche essere il segnale di un malessere sociale crescente che si trasforma in violenza ed aggressività. Dalla lettura dei dati riportati nella citata ricerca dell’ISTAT si scopre che solo nell’8,6% dei casi la violenza sessuale viene praticata in un luogo pubblico. Più spesso gli stupri avvengono nella propria abitazione (31,2%), in automobile (25,4%) o nella casa dell’aggressore (10%). Da tali dati si evince che nella stragrande maggioranza dei casi l’aggressore è una persona ben conosciuta dalla vittima, che può essere il marito o convivente (20,2% dei casi), un amico (23,8%), il fidanzato (17,4%), un conoscente (12,3%); solo il 3,5% dei violentatori non ha mai visto la sua vittima prima dello stupro. Secondo alcuni analisti, tali dati confuterebbero la tesi per la quale l’aumento degli stupri è da collegare alla crescente presenza extracomunitaria nel nostro Paese. In un articolo pubblicato alla fine di giugno 2005 sul sito oltrenews.it (“Stupri. Fenomeno realmente in crescita e non mediatico”), la Dott.ssa Maria Cristina Butti dell’Associazione di Ricerca di Psicologia Analitica intravede nella crescita dei fenomeno degli stupri “un malessere che si coglie dal punto di vista del singolo e che si riflette anche a livello collettivo come la manifestazione di un disagio, di un bisogno di potere che nasconde un’impotenza sempre maggiore che sta diventando sia psicologica sia fisica”.

Perché agisce lo stupratore
Le motivazioni psicologiche che sono alla base delle azioni degli stupratori possono essere diverse, pur conducendo tutte a manifestazioni di violenza che possono avere esiti drammatici.
Uno stupratore può agire:
#per rabbia 
Nell’atto dello stupro, l’agente manifesta e scarica impulsivamente sensazioni di rabbia e frustrazione che possono avere origine da rapporti problematici con donne diverse da quelle della vittima effettiva (la madre, la moglie, la compagna). In questi casi, difficilmente lo stupratore prova un vero e proprio piacere sessuale compiendo lo stupro, ma riesce a liberare la rabbia repressa attraverso un atto di violenza la cui intensità può essere persino superiore al necessario.
#per dominazione
I sentimenti di vulnerabilità e di impotenza dello stupratore vengono compensati da un atto di sottomissione della vittima, che viene messa in condizione di essere totalmente alla sua mercé, senza alcuna possibilità di ribellarsi. Al contrario di quanto accade nello stupro motivato da sentimenti di rabbia, in questi casi gli stupri sono perlopiù premeditati dall’aggressore.
#per sadismo
Sia la rabbia che la dominazione vengono ”liberati” attraverso il piacere sessuale che prova l’aggressore nel brutalizzare, quasi sempre premeditatamente, la sua vittima.
#per mascherare
Forte con i deboli, debole con i forti maschera le proprie debolezze, frustrazioni e la propria impotenza verso le bellezze e i valori del mondo che non sà accettare e condividere mascherandosi con folle brutalità e sadismo. In realtà dentro sà di avere molti problemi e debolezze che non vuole far trasparire con le vittime cercando di rilevelarsi onniscente. Questo aspetto, rispecchia "l'hybris" dello scienziato pazzo di mk-ultra.
#per opportunità
L’aggressore, che in ogni caso cova uno dei sentimenti sopra descritti, agisce in conseguenza delle opportunità che gli vengono profilate, ad esempio durante una rapina o un furto.
Come agisce lo stupratore
Sia che egli abbia scelto la sua vittima e quindi premeditato l’atto di violenza, o che si trovi a compiere l’atto in una circostanza occasionale, lo stupratore farà sempre in modo che la vittima sia isolata e incapace di reagire o di attirare l’attenzione di altri su di sé.
Dopo aver individuato la sua vittima, egli cercherà di entrare in contatto con lei, conquistare la sua fiducia per poi agire “a sorpresa”, in situazioni di isolamento e di vulnerabilità che consenta di sopraffarla fisicamente. Al termine dello stupro vero e proprio, l’uomo potrà scegliere se accanirsi ulteriormente sulla vittima o se eliminarla fisicamente.
Come difendersi
Individuare il profilo psicologico dello stupratore, ovvero riconoscerne le motivazioni e prevenirne le mosse rappresenta di per sé un buon punto di partenza per una strategia difensiva. Le possibilità, da parte della vittima, di scongiurare l’atto di violenza o limitarne le conseguenze dipenderà anche dalle circostanze in cui esso avviene, dalle opportunità che si profileranno rispetto ad una azione difensiva e le capacità personali. Il Krav Maga è un ottimo metodo di autodifesa e prevenzione.
Da diversi anni, in tutta Italia, si organizzano corsi di autodifesa che all’insegnamento di tecniche attive (come l’uso delle arti marziali) affiancano strumenti cognitivi che permettono di riconoscere la tipologia del molestatore e di tentare difese (specialmente se impossibilitati ad agire fisicamente) di tipo psicologico, attraverso l’apprendimento di tecniche di dissuasione.
Queste ultime rappresentano il miglior esempio di resistenza “passiva” che si aggiungono, rispetto ai comportamenti da adottare in caso di aggressione fisica, a quelli di resistenza “attiva” (affrontare fisicamente l’aggressore, o tentare di fuggire) e alla sottomissione, finalizzata alla sopravvivenza soprattutto di fronte ad una situazione che non presenta alcuna via di uscita.
 
 
Il volume a sinistra analizza in modo esaustivo e approfondito il fenomeno dei "sexual offender" sotto ogni prospettiva: l'evoluzione storico-giuridica del reato di stupro, le teorie sociologiche e psicologiche che interpretano il fenomeno della violenza sessuale, i "miti" dello stupro, le tecniche di interrogatorio al sospetto stupratore, le modalità per condurre le interviste alla vittima di aggressione sessuale, il criminal profiling, moderno strumento di investigazione, l'indagine medico-legale, la terapia degli aggressori sessuali e la valutatone del rischio di recidiva. Un testo per operatori delle Forze dell'Ordine, avvocati, giudici, psicologi, e per chiunque desideri approfondire questa fenomenologia criminale che rappresenta una crescente emergenza e allarme sociale nel nostro Paese. Alcune vittime di violenza carnale sono maschi. Lo stupro degli uomini non è limitato a quelli detenuti nelle prigioni. È più probabile che la vittima maschile presenti dei traumi fisici rispetto alle donne, che sia vittima di diversi assalitori e che sia meno disposta a denunciare il crimine. Negli ultimi anni sono stati riportati alcuni casi di violenza carnale su uomini eseguiti da donne. Per entrambi i sessi, comunque, la violenza sessuale è un'espressione di aggressione, di collera o del bisogno di potere; rappresenta più un atto di violenza che non un atto sessuale.
Gli effetti a lungo termine della violenza carnale comprendono il rivivere le sensazioni dell'aggressione (flashback), l'avversione per il sesso, l'ansia, le fobie, la diffidenza, la depressione, gli incubi e i disturbi del sonno, i sintomi somatici e l'isolamento sociale. Alcune donne diventano disordinate e agiscono in modo difforme dal loro carattere. I sensi di colpa e la vergogna compaiono allorquando le pazienti ritengono, generalmente in modo irrazionale, di essere state in qualche modo responsabili dell'episodio o che avrebbero potuto evitare l'aggressione o che la violenza subita rappresenti una punizione per qualche immaginaria trasgressione commessa.
Il rapporto medico può includere un breve racconto dell'episodio di violenza, descritto con le parole riferite dalla paziente stessa, e una relazione sulle lesioni riportate e sul tipo di rapporto sessuale. Non è necessario attestare se vi sia stata o meno violenza carnale, in quanto ciò rientra nella competenza medico-legale, ma occorre riportare una diagnosi comprensiva di tutti i problemi probabili o possibili sia fisici che psichici.
Il termine sadismo deriva dal nome del marchese De Sade di cui si conoscono le gesta come autore di certi giochi crudeli tanto da finire in un ricovero proprio per i suoi comportamenti. E' una condizione psichica per la quale un individuo trae piacere dal dolore, fisico e morale, inflitto ad altri. E’ una perversione e quindi và letteralmente contro ogni aspetto scientifico e ovviamente contro Tesla e il suo modo di essere scienziato.
Le fantasie e gli atti sadici possono comportare un’ attività che indica un controllo e dominio sulla vittima come imprigionare, bendare, fustigare, mutilare e procurare ferite fino alla morte. Come affermato da Fromm (in Gullotta, Merzagora, 2005), il costringere qualcuno a sopportare pene e mutilazioni è un modo per manifestare un controllo e dominio, che non sfocia mai nella distruzione dell’altro. Le attività di tipo sadico esordiscono nella fanciullezza e i criteri diagnostici per classificare il sadismo sono: 
  • a) durante il periodo di sei mesi, sono presenti fantasie, impulsi intensamente eccitanti da punto di vista sessuale, che comportano azioni in cui la sofferenza psicologica e fisica della vittima è sessualmente stimolante per il soggetto; 
  • b) le fantasie, gli impulsi causano disagi gravi e significativi nell’area sociale, lavorativa.  Quando il disturbo è grave ed è associato al disturbo antisociale di personalità, questi soggetti possono ferire gravemente o uccidere le loro vittime.
Il sadico non vuole che la vittima gli offra la sua dedizione, anzi vuole che si opponga fortemente in modo da poterla depersonalizzare e trattarla alla stregua di un oggetto. Il desiderio di infliggere dolore non è l’essenza del sadismo. un impulso essenziale: avere completo dominio su un’altra persona. L’obiettivo più radicale è farla soffrire perché non c’è potere più grande su un’altra persona che quello di infliggere dolore. Le persone che hanno bisogno di fantasie o azioni sadiche per raggiungere una gratificazione sessuale stanno cercando di capovolgere scenari infantili nei quali sono stati vittime di abuso fisico o sessuale. Infliggendo ad altri quello che accade a loro quando erano bambini ottengono nello stesso tempo vendetta e un senso di padronanza sulle esperienze infantili di abuso. Pertanto, l’atto aggressivo serve a contenere la rabbia e l’ostilità di questi soggetti che sono guidati da un forte desiderio di dominare ed umiliare gli altri e nello steso tempo di voglia di riscatto e vendetta. “Tre D”: dread (Paura), dependency (dipendenza) e degradetion (degradazione) - ( in Keppel, 1997). Il sadico non prova brivido per la morte della vittima, ma solo per un prolungato processo di tortura e di sofferenza su di una vittima cosciente. La morte della vittima è dovuta alla violenza del crimine commesso dal sadico, la cui opera si completa non appena i suoi bisogni sono stati soddisfatti.
*a) sadismo criminale, che è proprio di un individuo, che spinti da un sentimento di violenza, torturano la vittima fino ad ucciderla. Il comportamento di questi soggetti sembra essere collegato più ad una forte impulsività e malvagità che a tendenze sessuali;
*b) sadismo pervertito che consiste in una serie di torture o giochi pervertiti con lo scopo di avere un’eccitazione sessuale. A questa categoria appartiene il marchese De Sade. Gli individui che rientrano in questa categoria possono agire sia su soggetti dello stesso sesso, su bambini, animali e perfino su oggetti;
*c) sadismo nevrotico caratterizzato dal forme di perversioni collegate a sintomi nevrotici come angoscia, ossessioni, fobie. 
Analizzando il fenomeno da un punto di vista criminologico-investigativo notiamo che molti studiosi ritengono che certi comportamenti sono sempre riconducibili al sadismo.
Il disturbo sadico di personalità come l’uso di crudeltà o violenza fisica per stabilire dominanza, l’umiliare o sminuire le persone in presenza di altri, dura disciplina su bambini, il piacere per sofferenza altrui, limitare l’autonomia degli altri, fascino per le armi, torture e ferite.

LAMEZIA TERME 21-08–2008 «Ti morderei le labbra, ti morderei i capezzoli». Queste le parole che ha letto sul display una giovane paziente dello psichiatrico. A inviare il messaggino dal suo cellulare è stato Domenico Casalinuovo, 56 anni, un infermiere che conosceva bene la paziente, le aveva fatto molte avance, e con le buone o con le cattive l’aveva baciata e toccata dappertutto. Pure lo psichiatra Giuseppe Masi, 47 anni, inviava sms a sfondo "amoroso" alle sue giovani pazienti anche dopo che venivano dimesse. Casalinuovo faceva anche telefonate erotiche alle ragazze che conosceva in quello che sembrava un lupanare più che un reparto per malati di mente. Per avere un’idea basta scorrere gli atti processuali con le accuse pesanti del pubblico ministero Maria Alessandra Ruberto che ha chiesto il rinvio a giudizio di nove persone.C’è stata una stessa paziente così sfortunata e vessata che avrebbe subito violenze sessuali da due infermieri e un medico. Sulla vicenda che dal ‘94 al 2007 ha coinvolto 19 giovani vittime, tutte donne, ha indagato la polizia di Stato.Gli infermieri di turno agivano soprattutto di notte. Secondo l’accusa Domenico Casalinuovo e Pasquale De Vito avrebbero immobilizzato una giovane paziente che dormiva su un lettino del reparto e l’avrebbero violentata a turno,approfittando della «loro condizione di autorità derivante dall’esercitato ruolo di infermieri».Altre ricoverate, tutte con problemi mentali, venivano sedate con iniezioni di benzodiazepina e poi costrette a sottostare a violenze di vario genere.Uno degli imputati costringeva le pazienti a consegnargli le mutandine.Altri si sedevano sul letto delle ricoverate e pretendevano prestazioni sessuali dalle giovani intontite dai farmaci e praticamente sottomesse. E quando non riuscivano nel loro intento, gli scontenti reagivano sganciando calci e pugni sulle pazienti, che spesso avevano lividi che si sarebbero provocate da sole. Come povere matte. Ad una di loro che s’era ribellata e gridava, un infermiere avrebbe detto:«Tanto non ti crede nessuno, sei solo una pazza, ti sistemo io». Il processo continua. Quasi tutti gli imputati hanno chiesto il rito abbreviato, e soltanto tre quello ordinario.Ieri lo psichiatra Roberto Tatarelli, cattedra all’Università "La Sapienza" di Roma e un suo assistente, Gabriele Sani, sono stati nominati periti dal Gup del tribunale lametino Barbara Borelli per accertare le condizioni mentali delle sette ex pazienti dell’ospedale cittadino che hanno denunciato medici e infermieri del reparto psichiatria per avere subito abusi sessuali ripetuti.Gli imputati sono il medico Giuseppe Masi di 47 anni per violenza sessuale e il primario Maria Antonietta Massimo, 55 anni,per omessa vigilanza. Sotto processo anche sette infermieri in servizio al reparto psichiatrico dell’ospedale: Domenico Casalinuovo, Pasquale De Vito, Franco Pino, Antonio Torcasio e Francesco Scarfò perviolenza carnale, Vincenzo Roperto per violenza privata e Mirella Trunzo per favoreggiamento personale.

Avere rapporti sessuali con i malati di mente? Per la Cassazione se non c' e' abuso non e' reato. Altra sentenza sulla separazione: nessuna scelta giustifica ripudi unilaterali. Dal giuramento di Ippocrate,invece,si riscopre che viene pronunciata la seguente frase: "Giuro che mi asterrò dall'avere relazioni con uomini e donne liberi o schiavi che essi siano". *Ippocrate è collocato in un periodo storico in cui la schiavitù era consentita.
ROMA - Prima, innovativa sentenza dopo le modifiche alle norme che puniscono gli abusi sessuali. Con una decisione destinata a provocare profondi cambiamenti nella valutazione dei reati di stupro ai danni di persone con gravi handicap psichici, la Cassazione ha stabilito che avere rapporti con malati di mente non significa automaticamente commettere un reato. La Suprema corte ha percio' annullato la condanna a due anni e due mesi di carcere inflitta dai giudici di secondo grado di Cagliari a un uomo che aveva avuto una relazione con una commessa di 32 anni. Davanti ai giudici, l' imputato si era difeso sostenendo che la sua compagna era sempre stata consenziente, che la malattia da cui era affetta (l' oligofrenia) non annullava "la sua capacita' di intendere e di volere" e che la donna aveva liberamente accettato di avere rapporti con lui. Malgrado cio' , la Corte d' appello lo aveva condannato sottolineando come fosse necessario "tenere conto che l' uomo sapeva della malattia, che era stato diffidato dalla madre della commessa ad avvicinarla" e, soprattutto, che la "ragazza aveva "prestato" un consenso viziato in radice e soltanto apparente visto che, dicendole di amarla e di volerla sposare, l' imputato l' aveva abbindolata e illusa, approfittando della sua menomazione nonche' della sua ingenuita' e sprovvedutezza". La Cassazione e' stata di tutt' altro avviso. I giudici hanno ricordato che ora il codice penale "contiene una profonda innovazione: l' articolo 609 bis punisce gli atti sessuali compiuti contro "persona malata di mente, senza violenza o minaccia, solo se il fatto e' commesso abusando delle condizioni di inferiorita' psichica della persona offesa". E hanno percio' sottolineato come "non basti che l' "agente" abbia esercitato un' attivita' di pressione morale, di persuasione per ottenere il consenso. Una tale attivita' , se non trasmoda nella violenza o minaccia, e' penalmente irrilevante. L' abuso - ha spiegato la Cassazione - sussiste se, in concreto, l' "agente" ha approfittato delle condizioni di inferiorita' psichica". Con un' altra sentenza, la Suprema corte ha nuovamente chiarito i limiti entro i quali debba essere sancita la responsabilita' per "colpa" di una separazione. La sola scelta di voler vivere accanto a un' altra donna non e' una scusante valida per evitare di far fronte agli obblighi. + questo il principio sancito nel verdetto che ha confermato la condanna della Corte d' appello di Ancona. Lui, Giancarlo T., aveva invano asserito di non avere alcuna colpa da rimproverarsi per aver lasciato moglie e figli perche' cio' era stata causato dal "naturale affievolimento degli affetti che lo aveva portato a rivendicare il diritto ad una diversa scelta di vita". La Cassazione, come gia' i giudici di merito, gli hanno dato torto: "Cosi' ragionando la separazione, anziche' fondarsi sulla intollerabilita' del rapporto coniugale, finirebbe per identificarsi in una sorta di ripudio unilaterale giustificato da scelte di vita, anche se non condivise dall' altro coniuge".

La droga da stupro, da vendetta, da brainwashing e la narco-ipnosi con psicofarmaci, ragazza di Thiene denuncia: «Sono stata drogata e violentata» (27/11/2013) «Un amico mi ha offerto una birra e accompagnata a casa. Di quella notte non ricordo più nulla ma avevo il suo odore addosso»


Dopo un mese Anna tormentata da quei mezzi ricordi e da uno strano senso di colpa, si è rivolta all'associazione “La Laterna di Kay” di Chiuppano che si occupa proprio di “droga dello stupro”. La presidente Maria Luisa Valentini le ha consigliato di prendere informazioni più dettagliate sul ragazzo.
L'associazione è nata un anno fa dalla collaborazione fra Valentini, Eva Suppa e Manuela Dal Monego. Oggi conta una trentina di volontari, 10 dei quali seguono lo sportello di ascolto e assistenza alla vittima da “droga da stupro”, aperto nel marzo di quest'anno e attivo il sabato, dalle 15 alle 18. «Da quando è stato inaugurato - spiega Valentini - abbiamo raccolto una ventina di segnalazioni da tutta Italia, da donne e uomini indifferentemente, e sette casi li abbiamo presi in carico. Il nostro compito è quello di non lasciare mai le vittime da sole, aiutandole a ritrovare un equilibrio, fiducia in sé stesse, naturalmente con l'aiuto di psicologi e psicoterapeuti». 
La “droga dello stupro” è una sostanza inodore, insapore, incolore che può essere diluita in qualsiasi bevanda creando un effetto disinibente ed euforico. I primi sintomi, che impediscono di reagire lucidamente, sono la mancanza d'aria, vertigini, pressione allo stomaco, debolezza agli arti inferiori. Inoltre si tende ad allontanarsi con chi ha offerto il drink e proprio l'azione di accompagnare la vittima in un luogo più isolato può aumentare il pericolo dell'abuso. Il giorno dopo si hanno vuoti di memoria, anche se si ha la sensazione di aver vissuto qualcosa di strano. «Di sostanze ce ne sono più di 200 - continua Valentini - Le più comuni sono le benzodiazipine, la gamma degli antidepressivi e ansiolitici, il Ghb, il Gbl e la chetamina. Le benzodiazipine rimangono nel sangue 72 ore. Però se la vittima arriva in ospedale agitata e non sa spiegare cose le è accaduto, è facile che le vengano somministrato un tranquillante e questo annulla la prova forense. Il Ghb rimane nel sangue solo 4 ore, nelle urine 12 ore. Ecco perché nella maggior parte dei casi lo stupratore se se la cava».



Di giorno carabiniere,di notte stupratore seriale
Inzialmente lo accusavano due straniere. Una inglese e una australiana. Poi diverranno nove ed alla fine diverranno sedici. Le stordiva con la droga da stupro.
La fonte con l'ex carabiniere stupratore seriale qui però bisogna cercare bene come fosse una caccia al tesoro e cliccare con taso destro "ricarica" http://operazioneteopard.blogspot.it/2014/03/operazione-teopard-1_26.html
cliccare il link sovrastante, seguire la caccia al tesoro e poi con taso destro "ricarica" per far aprire gli articoli. Questo blog è stato vandalizzato e hackerato ed è pieno di bug. Evidentemente dava fastidio a poteri forti e a mercenari.

  «Il Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia, tutto il resto è propaganda. La sua funzione è quella di portare alla luce ciò che è nascosto, fornire prove e, pertanto, dare fastidio

PADOVA. 30 marzo 2014 - È finito agli arresti domiciliari nel suo appartamento all’Arcella Davide Dino Leonardo Maglio, classe 1979, leccese di nascita in servizio a Padova. Il carabiniere scelto (due punte rosse) dell’Arma indagato per violenza sessuale aggravata nei confronti di due studentesse straniere, una delle quali minorenne. Brusca accelerazione, con esito a sorpresa, per l’inchiesta avviata dal pubblico ministero padovano Giorgio Falcone, affidata a una squadra interforze formata dalla Squadra mobile della polizia diretta dal vicequestore aggiunto Marco Calì e dal Nucleo investigativo dei carabinieri.
Già uscito e già libero di mietere ancora e di nuovo attivo sul suo youtube e google plus. Forse vale più la legge del taglione o giustizia privata in uno staterello schizofrenico che bolla e marchia gente sana nelle psichiatrie per vendere farmaci inventati e rilascia pericolosi criminali come 'sto qui che già è tornato sul suo youtube dopo aver vestito i panni dell'Arma. Tutto funziona alla rovescia in questo staterello gestito da politici psicotici e schizofrenici. Complimenti alle lobby farmaceutiche che hanno fatto un lavoro ad hoc e messo insieme una bella cerchia, loggia, camarilla di adepti "rivenditori di malattie" e "commercianti di medicine" e che non cura quasi nessuno, si limita al "controllo sociale" e a rifiliare ricette e punture. Sarebbero loro invece i primi da controllorare, rinchiudere, ingabbiare e da giustiziare oppure da buttare nello Scilla e nel Cariddi. Il malcontento in Italia è sempre più evidente. Si arriverà ad una guerra civile con personaggi come Toto Giuliano in svariate regioni d'Italia e partigiani del III° Millennio ovunque? Al momento non si sà, tuttavia la "destabilizzazione" all'interno della Nazione continua e i nuovi fascisti e camicie nere hanno il camice bianco e invece dell'olio di ricino, rifilano gocce e pastiglie (o punture). La chiamano "STASI psichiatrica" e sembra gestita dallo psichiatra Aldo Semerari o comunque da gente che ha fatto la sua stessa scuola di pensiero.
 

Nessun commento:

Posta un commento